Intervista di Alessandro Mosca per resport.it
Alla terza esperienza a Cava de’Tirreni,
Massimo Agovino è arrivato con un chiaro obiettivo: diventare grande insieme
alla Cavese. Ma la nomina di Agovino non ha creato un grandissimo entusiasmo in
città. I dubbi dei tifosi non preoccupano il nuovo tecnico metelliano, pronto a
tuffarsi con tutto sé stesso in questa esperienza: «Se sono il nuovo allenatore
della Cavese lo devo alla mia caparbietà, al presidente Manna e al ds
Casapulla. Qualcuno ha detto che questa piazza è stata regalata ad Agovino, a
loro voglio dire che non sarò Mourinho, ma non sono certo il signor nessuno».
Parole da cui traspare tutta la carica del neo tecnico metelliano, intenzionato
a fare bene in una città che vuole tornare nel calcio che conta. «Sono
ipermotivato e convinto che giocando un buon calcio possiamo farci apprezzare
dalla tifoseria - afferma Agovino - Cava dei Tirreni ha un pubblico che da solo
può portare dei punti, ma allo stesso tempo può toglierti tante energie
nervose. Forse sono stato scelto proprio perché sono abituato a lavorare in queste condizioni». Da tattico di Vittorio Belotti ad allenatore della prima squadra, passando per l’esperienza con la Berretti negli anni del duo Campilongo-Dionisio: la carriera di Agovino potrebbe spiccare il volo proprio nella piazza che l’ha svezzato alla panchina.
L’ascesa di ‘Magovino’ - soprannome che,
afferma il tecnico con un sorriso, «mi è stato dato in Molise quando ho portato
una squadra praticamente certa della retrocessione ai playoff» - parte da un
centro fondamentale: il 4-3-3. «E’ il modulo che culturalmente mi rispecchia di
più - dice Agovino, allenatore cresciuto a ‘pane e Zeman’ - Per una stagione ho
osservato i suoi allenamenti a Mugnano del Cardinale, ero diventato uno di
loro. Per me è stato come un corso di approfondimento a Coverciano, ho imparato
tantissimo». Agovino ha già le idee chiare su chi saranno i cardini del progetto
per la prossima stagione. «Non bisogna distruggere lo zoccolo duro di una
squadra che ha fatto un grandissimo girone di ritorno. Penso che Manzi, Rinaldi
e De Rosa, calciatori che conosco personalmente, possano essere un ottima base
di ripartenza. Spero di poter contare su di loro nella prossima stagione».
nervose. Forse sono stato scelto proprio perché sono abituato a lavorare in queste condizioni». Da tattico di Vittorio Belotti ad allenatore della prima squadra, passando per l’esperienza con la Berretti negli anni del duo Campilongo-Dionisio: la carriera di Agovino potrebbe spiccare il volo proprio nella piazza che l’ha svezzato alla panchina.