giovedì 10 gennaio 2013

I valori che riescono a "unire" i tifosi granata e cavesi

 Il giornalista salernitano sulle pagine del quotidiano Metropolis e su quelle web di www.resport.it ha scritto questo articolo che abbiamo deciso che valga la pena riportare.
di Dario Cioffi
www.resport.it Metropolis - 11/01/2013 07:30
Nel calcio della crisi dei valori, delle scommesse, delle combine e dei più svariati clamori giudiziari, della disaffezione popolare e dell’ipocrisia che troppo spesso governa tutto, c’è ancora qualche sentimento spontaneo, genuino, autentico. Qualcosa che val la pena custodire per aver il coraggio di pensare che sia giusto crederci e appassionarsi ancora, al gioco più amato dal Belpaese. È la solidarietà. Sentimento profondo. Parola di cui si fa sovente uso e abuso. Però non sempre.
Un esempio vero l’hanno dato ieri i tifosi di questo territorio ch’è ‘schiavo’ delle sue fedi calcistiche. Il dolore congiunto, comune e sincero che ha accompagnato la scomparsa di Salvatore Mazzotta, al secolo «o’ Chechevone», storico ultrà della Cavese, è la prova tangibile di come alcuni valori riescano ad abbattere i muri del campanilismo, del pregiudizio e dell’esasperazione che a volte sembrano imperare attorno al pallone.
Cava e Salerno, così vicine e così rivali, però unite nel dolore per l’addio al 46enne ragioniere metelliano, sono il prototipo di questa speranza che si fa vera. Accadde lo stesso - a parti invertite - tre anni fa, per l’ultimo saluto a Carmine Rinaldi «il Siberiano». Tifoserie che non si sono mai amate che si ritrovano nella solidarietà dinanzi a qualcosa ch’è più grande di tutti noi, al cospetto d’un dramma che non merita altro se non un ossequioso rispetto. Dal significato troppo grande per spendere altre mille superflue parole.
 
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